02/04/2025
Spina bifida: un aumento della frequenza di variazioni del DNA può contribuire al 28% di rischio di malattia
Un importante studio (1) scientifico, che ha coinvolto una coorte di 851 pazienti affetti da mielomeningocele e 732 controlli sani, analizzati insieme ai genitori, ha evidenziato nuove mutazioni genetiche responsabili della malattia, nota anche come spina bifida.
Il progetto, diretto da Joseph G. Gleeson, vede il coinvolgimento del consorzio internazionale sulla spina bifida, di cui fa parte Valeria Capra, specialista della Unità di Genomica e Genetica clinica dell’Istituto G. Gaslini di Genova.
L'Istituto ha fornito il proprio contributo essenziale allo studio attraverso il sequenziamento del DNA di pazienti affetti da mielomeningocele, utilizzando la tecnica di whole exome sequencing (WES), che consente di analizzare tutte le regioni codificanti del DNA.
“I risultati hanno evidenziato un aumento della frequenza di variazioni del DNA che compromettono la produzione di alcune proteine o ne alterano la sequenza di aminoacidi, insorte per la prima volta nei soggetti affetti, definite de novo in linguaggio tecnico, confermando un modello poligenico della malattia - spiega Valeria Capra. - Queste varianti, che coinvolgono 187 diversi geni, sono risultate legate alla formazione del citoscheletro, dei microtubuli (strutture che garantiscono la stabilità strutturale delle cellule) e di enzimi che modificano la cromatina. Inoltre, varianti di questo tipo sembrano contribuire al 28% di rischio di malattia.”
Attraverso studi funzionali su modelli animali, i ricercatori hanno dimostrato che queste varianti determinano una mancata chiusura parziale o completa del tubo neurale durante lo sviluppo embrionale.
Questa ricerca rappresenta un importante passo avanti nella comprensione della spina bifida e si aggiunge a precedenti studi pubblicati sul New England Journal of Medicine, condotti con il contributo delle dottoresse Valeria Capra e Patrizia De Marco del Gaslini, relativi a varianti de novo in altri geni, in collaborazione con il Saint Justine Hospital di Montreal, Canada.
Ulteriori studi potranno fornire nuove informazioni sulla patogenesi di queste malformazioni, compreso il ruolo dell’acido folico, la cui assunzione preconcezionale è nota per prevenire tali malformazioni nel 70% dei casi.
1. Ha YJ, Nisal A, Tang I, Lee C, Jhamb I, Wallace C, Howarth R, Schroeder S, Vong KL, Meave N, Jiwani F, Barrows C, Lee S, Jiang N, Patel A, Bagga K, Banka N, Friedman L, Blanco FA, Yu S, Rhee S, Jeong HS, Plutzer I, Major MB, Benoit B, Poüs C, Heffner C, Kibar Z, Bot GM, Northrup H, Au KS, Strain M, Ashley-Koch AE, Finnell RH, Le JT, Meltzer HS, Araujo C, Machado HR, Stevenson RE, Yurrita A, Mumtaz S, Ahmed A, Khara MH, Mutchinick OM, Medina-Bereciartu JR, Hildebrandt F, Melikishvili G, Marwan AI, Capra V, Noureldeen MM, Salem AMS, Issa MY, Zaki MS, Xu L, Lee JE, Shin D, Alkelai A, Shuldiner AR, Kingsmore SF, Murray SA, Gee HY, Miller WT, Tolias KF, Wallingford JB; Spina Bifida Sequencing Consortium; Kim S, Gleeson JG. The contribution of de novo coding mutations to meningomyelocele. Nature. 2025 Mar 26. doi: 10.1038/s41586-025-08676-x. Epub ahead of print.
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